LA STORIA
I pionieri inglesi e l’allevamento in Gran Bretagna
Si deve all’Inghilterra l’indubbio merito di aver diffuso, a partire dalla metà del secolo scorso, la conoscenza del San Bernardo e di averne scoperto e dimostrato le attitudini e la bellezza.
Negli ultimi decenni dell’Ottocento sorsero in quel paese diversi allevamenti il cui principale scopo era di migliorare, potenziare e affinare sempre di più quelle doti fisiche del «gigante alpino» che tanto avevano entusiasmato spettatori e cinofili. Da allora il mastino pesante o mastino alpino fu chiamato «Mastino di San Bernardo», ovvero più semplicemente San Bernardo e, in onore delle sue gesta di cane da soccorso, addirittura «il santo», come è ancora oggi denominato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Come abbiamo detto, i primi San Bernardo fecero il loro esordio in esposizione a Birmingham nel 1862 (iscritti come «cani del Monte San Bernardo») e a Cremorne nel 1863. Provenivano tutti dall’Ospizio o da allevatori privati svizzeri (soprattutto Schumacher). Fu soltanto nel 1864 che i primi San Bernardo nati ed allevati in Inghilterra furono presentati in esposizione, sempre a Cremorne. Proprio in quegli anni intraprendeva la sua pionieristica ma fondamentale attività di allevatore il reverendo J. Cuming Macdona, considerato «il padre dei sambernardisti britannici». Va rilevato come Macdona diede inizio all’allevamento con tre cani acquistati presso il conte Pourtalès, in Svizzera. Si trattava di tre soggetti a pelo lungo, nati al Gran San Bernardo (come sappiamo i monaci scartavano i cani con questo tipo di mantello per affidarli ad allevatori delle valli).
Il cane più significativo di Macdona fu Tell che, esposto per la prima volta nel 1865, scatenò in Inghilterra una vera e propria «caccia» al San Bernardo.
Successivamente Macdona importò dalla Svizzera Monarque, un figlio di Sultan I (considerato il miglior soggetto prodotto da Schumacher).
Monarque (che era ben massiccio e di buona taglia), è unanimemente considerato il capostipite di tutti i «supercolossi» inglesi del decennio 1880/1890. Infatti in quel periodo gli allevatori britannici, dopo non pochi errori e un ovvio periodo di rodaggio, ottennero un exploit straordinario con la produzione di cani memorabili per taglia e bellezza del mantello.
Ebbe cosí inizio il grande boom del San Bernardo che determinò fra i sambernardisti anglosassoni una vera e propria «febbre» per la mole, definita dal cinologo Norris-Elye «the craze for super size», la mania della supertaglia. Tutti ne furono contagiati: sul finire del secolo scorso possedere «il più grande» San Bernardo era diventata l’ambizione di ogni amatore della razza in Gran Bretagna. Gli stessi monaci dell’Ospizio non sottovalutarono di certo l’importanza del tipo di selezione «in favore della taglia» messa in atto dagli inglesi, tanto che finirono per importare a loro volta dall’Inghilterra alcuni soggetti. Non a caso diversi cani prodotti dai monaci in quegli anni e anche in seguito erano certamente più grandi e potenti dei precedenti, ma con teste la cui tipologia ricordava in modo inequivocabile il Mastiff.
Ciò era accaduto perché gli inglesi, sempre molto disinvolti e privi di complessi in allevamento, nei primi anni dell’Ottocento avevano introdotto il San Bernardo nel Mastiff per rinsanguamento. Sul finire dello stesso secolo operarono in modo opposto, ritenendo che l’eterosi conseguente all’incrocio interrazziale fra San Bernardo e Mastiff avrebbe forzato al massimo la taglia del primo. Purtroppo non considerarono che, così facendo, ne avrebbero modificato anche la morfologia, in particolare della testa, con conseguenze irreparabili. Nel 1870 Sir Charles Isham importò il pelo lungo Leo, allevato in Svizzera da Egger, un discepolo di Schumacher. L’influenza di questo soggetto fu considerevole per l’allevamento inglese di quel periodo perchè fu il padre della cagna a pelo corto Abbess di Frederick Gresham. Nel 1875Abbess fu accoppiata col pelo lungo Moltke, il miglior discendente di Tell di Macdona. Da questa unione uscì la grande stirpe «Save».
Nel 1871 J.H. Murchison comprò il pelo lungo Thor di Schumacher (un altro figlio di Sultan che poi accoppiò nel 1873 alla già citata Abbess. Questo connubio contribuì molto ad aumentare taglia e la potenza, come il successivo decennio, avrebbe oltremodo evidenziato.
Nel 1882 fu fondato il Club inglese del San Bernardo (il primo in assoluto nella storia della razza)
per iniziativa del rev. Arthur Carter, un altro dei pionieri della razza in Gran Bretagna, che nel 1886 compilò, assieme a Frederick Gresham, lo standard inglese. Il rev. Macdona fu eletto presidente, lo stesso Carter segretario e il Duca di Wellington presidente onorario.
Il primo raduno del Club inglese fu fatto a Kensington, sempre nel 1882 e raccolse 25 iscrizioni, con giudice lo stesso Macdona. Il secondo ne ebbe ben 264, con giudici il rev. Carter e S.W. Smith. In quell’occasione vincitore assoluto risultò Plinlimmon le cui misure (90 cm circa per un peso di 100 kg) furono accuratamente registrate.
Il famoso «Lord Bute», esposto per la prima volta a Sheffield nel 1887, rappresenta il simbolo dei metodi selettivi inglesi di quel periodo. Questo super colosso, considerato il più grande cane di tutti i tempi, è sicuramente una delle glorie della cinofilia britannica. Il suo record difficilmente potrà essere battuto in quanto pare misurasse 43 pollici (circa cm 109) di altezza al garrese, 47 pollici e mezzo (circa cm 120) di perimetro toracico, con un peso di 245 libbre (circa 112 kg). Queste misure, naturalmente, sono vecchie di 100 anni e, alla luce della moderna cinotecnica, vanno prese con beneficio d’inventario.
Lord Bute fu, nel suo genere, un capolavoro insuperato perchè, nonostante la spropositata statura, era un cane armonico, simmetrico, dotato di fortissima muscolatura, con ottima testa (per l’epoca), tronco solido e formidabile ossatura, concreta dimostrazione che qualunque traguardo è raggiungibile col San Bernardo, quando si sappiano accuratamente selezionare e utilizzare le correnti di sangue. Dopo essere stato il cane più premiato d’Inghilterra, Lord Bute fu venduto nel 1891 all’americano Knowles Croskey di Philadelphia per una cifra da vertigine. Anche Courage, esportato in Germania e ceduto al Principe Solms Brauenfels (primo allevatore tedesco di San Bernardo), benchè più «piccolo» di Bute (soltanto… cm 90) fu un altro rimarchevole risultato di quell’epoca.
Altri prodotti basilari dell’allevamento inglese furono Save (nato nel 1879), discendente come abbiamo visto, di Sultan I di Schumacher e suo nipote Sir Hereward, entrambi più o meno alti
come Courage, ma più pesanti (oltre 90 kg).
Fino al 1910 in Inghilterra i parametri di valutazione del San Bernardo, sia dal punto di vista commerciale che delle esposizioni, rimasero quasi sempre la taglia e il peso, tanto che i più noti di questi giganti raggiunsero quotazioni cosí alte da destare ovunque un morboso interesse. Il giudice nelle esposizioni, sempre attorniato da un pubblico delirante, con regolo graduato e bilancia procedeva ad accurate misurazioni, prima di proclamare il vincitore.
Va considerato pure che, a parte le eccezioni (quali i cani sopra citati e qualche altro, come il pelo lungo Pough che aveva testa massiccia con muso quadrato), in generale i giganti del decennio 1880-1890 (il già citato Plinlimmon di proprietà del rev. Arthur Carter, Leonard, Princess Florence, una mostruosa cagna di 100 kg, Madame Bedivere, Sir Bedivere, ecc.), a l di fuori della taglia e del superbo mantello, non possedevano altre caratteristiche positive, perchè gli allevatori, condizionati dalla moda del supercolosso, avevano spesso trascurato tipicità e funzionalità.
Particolarmente mancava loro la giusta forma del cranio (che era tendenzialmente piatto) e l’attitudine al movimento. L’incrocio effettuato da diversi allevatori inglesi col Mastiff, nell’intento come abbiamo visto, di forzare al massimo la taglia con l’eterosi, finì col rovinare l’allevamento del San Bernardo in Inghilterra. La visione di cani con teste atipiche (rispetto ai «prototipi» svizzeri), posteriori scompensati e linee dorsali cedevoli, conseguenza di una selezione solo tesa ad aumentare, fece allontanare il pubblico dalla razza. Soltanto alcuni allevatori legati al tipo «ortodosso» (come la Sig.ra Jaggers che tentò di ritornare al tipo originario accoppiando la sua Belline, discendente di Sultan I, con la stirpe «Pough» ottenendo il Camp. Florentius) cercarono di correre ai ripari.
È di quegli anni l’avvento della stirpe «Bowden». Nel 1906 il cinologo Percy Manning scriveva: «L’allevamento Bowden» (fondato nel 1896 dal Dott. G. Inman e da Ben Walmsley) è riuscito, utilizzando esclusivamente le tre migliori linee di sangue esistenti nel Regno Unito (Sir Hereward, Pough, Belline) a salvare il San Bernardo in Inghilterra e a riportarlo sulla giusta carreggiata.
In realtà però fino a pochi anni fa il San Bernardo inglese, salvo le debite eccezioni, è rimasto morfologicamente piuttosto lontano dal tipo classico continentale.
Bisogna in ogni caso rilevare che, se la lotta per la taglia raggiunse in Inghilterra forme parossistiche, essa fu però in generale utile perchè spinse gli allevatori continentali a curare, accanto alla tipicità, anche la mole, già rilevante nel cane da lavoro dell’Ospizio.
La nascita dello Standard Internazionale
Come abbiamo visto, lo Standard Internazionale del San Bernardo fu ufficialmente approvato il 2 giugno 1887 al Congresso Cinologico Europeo di Zurigo. Bisogna dire però che la stesura e l’approvazione di questo testo (oggi cinotecnicamente alquanto obsoleto) furono quanto mai travagliate e osteggiate dagli inglesi. Fu uno degli eredi di Schumacher, il Dr. Th. Kunzli, che, dopo aver fondato il Club Svizzero del San Bernardo nel 1884 assieme allo stesso Schumacher e ad altri allevatori quali Baur, Egger ed i famosi Carl Steiner e il Maggiore Fritz Blosch, ideò e fece approvare dal Kennel Club Svizzero (fondato nel 1883), lo Standard del San Bernardo. Il Dr. Kunzli e il Dr. Siegmund, delegati del club svizzero al Congresso Internazionale di Cinologia di Bruxelles del 1886 tentarono inutilmente in quell’occasione di far approvare anche in sede internazionale il loro standard. Ad opporsi tenacemente furono gli inglesi che difendevano ad oltranza il loro «tipo» di San Bernardo assai differente da quello continentale, soprattutto nella forma del cranio.
L’occasione per gli svizzeri si ripresentò l’anno successivo al Congresso Internazionale di Zurigo dove finalmente lostandard fu approvato con il solo voto contrario degli inglesi, i quali, per tutta risposta, come visto, compilarono un loro standard (tuttora in vigore).
L’allevamento e la selezione in Svizzera
L’allevamento e la selezione in Svizzera
All’esposizione di Zurigo del maggio 1893 furono iscritti 99 San Bernardo di cui ben 17 del Dr. Kunzli (fra cui il famoso «Kean», considerato allora la visualizzazione dello standard) e 3 di Carl Steiner. Quest’ultimo, utilizzando prevalentemente cani dell’Ospizio, avrebbe ottenuto ben presto esemplari di buona tipicità e ottima statura, primo fra tutti il pelo corto Jung Pluto von Arth (nato nel 1888), pietra miliare dell’allevamento svizzero. Carl Steiner cambiò poi l’affisso del suo allevamento da «von Arth» a «von Rigi» nel primo dopoguerra. Con quest’ultimo affisso Steiner produsse cani di eccezionale tipicità per testa, taglia e costruzione.
Altra pietra miliare dell’allevamento svizzero fu «Pluto Deichmann» (conosciuto anche come «Hospice Pluto») allevato dai monaci e poi esposto nel giugno 1887 all’Esposizione Internazionale di Zurigo dove s’impose come uno dei soggetti più aderenti allo standard approvato proprio quell’anno. Tra i principali allevatori di fine Ottocento nel Continente va ricordato il già citato Maggiore Fritz Blosch (titolare dell’allevamento «von Biel») che, immettendo nel suo pregiato ceppo elvetico il cane King of Ashfort, figlio del gigante inglese Plinlimmon, produsse dei soggetti solidi, tipici, formidabili per taglia
e potenza. Basti citare «Athos von Biel», Jung Athos von Biel, «Bob III von Biel», ecc. Va notato che la linea di sangue «von Biel» fu di fondamentale importanza nella storia della razza perchè contribuí a produrre, come vedremo in seguito, alcuni dei grandi prototipi della cosiddetta «Golden Era» del San Bernardo (l920-l940).
A cavallo fra i due secoli Barthlome, Hartmann e Ulrech in Svizzera, conseguirono rispettivamente la splendida «Flora von Solothurn» (di cm 80), il massiccio e ben bilanciato Zar von Basel e Barry von Hallwilersee.
Nella maggior parte delle linee di sangue di quel periodo in Svizzera (e anche in Germania, dove l’allevamento del San Bernardo cominciava a svilupparsi) erano presenti Kean I del Dr. Kunzli o i suoi figli Willi Wood (vincitore fra i pelo corto a Zurigo nel 1893) e Kean II. Questi due soggetti, di buona tipicità (per l’epoca), furono poi raffigurati in un famoso disegno del 1896, opera del noto pittore animalista Richard Strebel.
È importante notare come il primo
in assoluto che intuí la necessità di effettuare delle misurazioni biometriche sui cani fu proprio il Dr. Kunzli. Per le sue osservazioni (che si sarebbero rivelate utilissime per gli allevatori del primo Novecento) utilizzò uno dei migliori prodotti del suo allevamento e cioè Jung Tell, un cane di 81 cm al garrese, probabilmente più tipico dello stesso Kean.
Nell’ultimo decennio del secolo scorso fecero la loro comparsa in Svizzera altri allevatori di storica importanza quali Ferdinand Mannuss di Lucerna (attivo fino al 1940 con l’affisso «Gütsch») i cui migliori prodotti furono Michel Gütsch, Lord Gütsch, Freja Gütsch, Pius Gütsch, Jorg Gütsch (che aveva una testa eccellente per tipicità ed espressione), il grande Sieger Ivo Gütsch (nipote di Jorg) e Bernd Gutsch (vincitore dell’esposizione di Francoforte del 1935) e S. Steinegger di Zurigo (titolare dell’affisso «von Uto») che con i suoi Rasko von Uto, Blanka e Belline von Uto caratterizzò positivamente i primi anni del Novecento sia in allevamento che in esposizione.
L’allevamento e la selezione in Germania
Nel frattempo, come si diceva, anche la Germania aveva cominciato quella strada che, a distanza di decenni, l’avrebbe portata ad essere una delle nazioni «leader» del sambernardismo. Il Club Tedesco fu fondato nel 1891 e suoi pionieri furono il Principe Albrecht von Solms Brauenfels, il Dr. Caster e Fink di Berlino.
Interessante notare come fra i sessanta soci fondatori del club tedesco fossero presenti otto svizzeri, tre austriaci e un russo, segno inequivocabile della già avvenuta «europeizzazione» della 28 razza sul finire del secolo scorso. Primo presidente fu eletto il Dr. Calaminus e vice-presidente il pittore Strebel. Già allora faceva parte del consiglio lo svizzero Maggiore Fritz Blösch che, a partire dal 1894, fu nominato addirittura vicepresidente, a riprova degli stretti rapporti intercorrenti in quegli anni fra Germania e Svizzera.
Il principe Albrecht importò uno dei «supercolossi» inglesi, Courage, per il suo canile «Wolfsmuhle», ma per quanto questo cane di massima taglia vincesse molte esposizioni, in allevamento si rivelò un fallimento.
Come testimoniano diversi articoli scritti dal Dr. Caster in quegli anni, inizio dell’allevamento del San Bernardo in Germania fu quanto mai difficile perchè gli allevatori per anni non seppero decidere quale tipo seguire (se quello svizzero o quello inglese), tant’è che alla mostra di Hannover del 1882 il vincitore fu Cadwallader, un cane importato dall’Inghilterra.
Fu solo nel primo decennio del Novecento che i tedeschi, scelta definitivamente la strada indicata dallo standard «svizzero», cominciarono a produrre i primi cani di buon livello, senza dimenticareperò quanto di buono c’era nei cani di tipo inglese, vale a dire taglia, ossatura e bellezza del mantello. I frequenti scambi con la Svizzera consentirono ai tedeschi di recitare un ruolo di primissimo piano nell’epoca d’oro del San Bernardo fra le due guerre mondiali.
Nel 1897 fondava il suo canile di Altona Ludwig Kasten che per decenni (praticamente fino ai giorni nostri) avrebbe avuto un ruolo importante nell’allevamento germanico. Il suo Altona’s Alf fu per anni considerato un prototipo.
Nel 1903 cominciava la sua attività come sambernardista Max Näther, per parecchi anni giudice e controllore d’allevamento, una delle prime personalità carismatiche nella storia della razza in Germania. Divenuto presidente del club nel 1921 lasciò questa carica undici anni dopo, nel 1932, nelle mani di un altro «grande» del sambernardismo europeo e cioè Hans Glockner, giudice, studioso ed allevatore col notissimo affisso «von Grossglockner», di capitale importanza per il San Bernardo tedesco.
Nel 1905 il giudice tedesco Boppel, riallacciandosi a quanto fatto dal Dr. Künzli in Svizzera qualche anno prima, presentò alla riunione dei giudici tedeschi una serie di disegni sul San Bernardo. Particolarmente i disegni della testa furono considerati vicinissimi al tipo ideale, tanto da venire adottati come corollario esplicativo dello standard, rimanendo validi fino al periodo d’oro della razza. In questi disegni è già chiaramente delineata una caratteristica imprescindibile di tipo nel San Bernardo: la convergenza degli assi longitudinali superiori del cranio e del muso. I cani dell’Ospizio (salvo rare eccezioni) avevano una convergenza, non molto accentuata, caratteristica evidente anhe nei cani di Schumacher e del Dr. Kunzli. I cani inglesi tendevano (e tendono tuttora) al parallelismo o addirittura alla divergenza, con conseguenze gravi per l’espressione, la forma del muso, lo stop, la forma del cranio (che è tendenzialmente piatto), ecc.
L’allevamento inglese fra le due guerre e nel secondo dopoguerra
Gli allevatori inglesi del periodo 1880/95 avevano tenuto nella massima considerazione la taglia e il peso, a scapito della solidità e della muscolatura e molti cani vincitori di campionato non avevano «attitudine al movimento». Viceversa nessun cane imperfetto strutturalmente fu immesso o prodotto dagli allevamenti Bowden (di cui abbiamo detto). Questi allevatori, operando in «inbreeding», selezionarono la razza non solo fenotipicamente ma anche genotipicamente, cosicchè i prodotti da loro ottenuti furono omogenei per generazioni. Certamente diversi cani che nacquero contemporaneamente ai Bowden erano qualitativamente simili a loro (come per esempio il campione The Pride of Sussex), ma nessun altro allevatore di quel periodo aveva la certezza di poterli ottenere a catena.
I più famosi cani Bowden furono Tannhauser, Viola e il pelo corto Viking.
Alla chiusura dei canili Bowden molti cani passarono ai signori Redwoods che con il loro allevamento Pearl ottennero 42 campioni.
Purtroppo la 1a guerra mondiale bloccò l’allevamento del San Bernardo in Inghilterra e parecchi cani morirono per mancanza di cibo. Gli uomini
erano in guerra e alle donne fu lasciato l’incarico di conservare e curare quanto rimaneva dei pregiati ceppi inglesi. Una benemerita di quel periodo fu la sig.na Waller che riuscí a salvare molti ottimi soggetti. Questa eminente figura del sambernardismo britannico divenne poi, nel 1922, la mente direttiva del famoso allevamento Abbott Pass dei coniugi Staines. Questo allevamento, che è ancora più noto del Bowden, è considerato il maggiore che l’Inghilterra abbia avuto. Alcuni suoi cani (o derivati) avevano grandissime stature e contemporaneamente potenza, simmetria e buon movimento. Va precisato che dal periodo Bowden agli Abbott Pass il San Bernardo inglese aveva recuperato la massima taglia senza perdere però la funzionalità. Il miglior cane Abbott Pass fu probabilmente Romeo, un cane di mole ed ossatura eccezionali. Romeo fu considerato a lungo un prototipo del tipo inglese. Le sue fotografie ci mostrano una testa imponente con muso molto potente ma lo stop è tipico del classico San Bernardo inglese cioè alquanto sfuggente. Ottima l’espressione benevolente cosí come prescrive lo standard.
Nel periodo che segui la prima guerra mondiale, cioè attorno agli anni ’20/22, degni discendenti dei Bowden e dei Pearl furono i pelo corto Camp. King e Queen of Northumbria di proprietà della scultrice Graham Thompson. Questi cani avevano una taglia ed una struttura spettacolose ed un discendente di King cioè King’s Mark of Tynebank fu a lungo considerato il miglior soggetto inglese a pelo corto mai vissuto. A nostro parere questitre soggetti rappresentano tuttora il top nella varietà a pelo corto in Inghilterra.
Per tornare agli Abbott Pass va ricordata la famosa Lady Molly, forse la più grande cagna mai vissuta e il cui peso sfiorava i 100 kg. Essa ottenne un grande successo a Cruft nel 1932.
Altri noti Abbott Pass furono Macbeth, Benedict e Friar. Durante la 2a guerra mondiale si ripetè in modo molto più radicale quanto accaduto nella prima e grande merito hanno coloro i quali, nonostante difficoltà quasi insormontabili, riuscirono a mantenere in vita gli allevamenti. A loro si deve la sopravvivenza del ceppo inglese.
Più cara a tutti gli amatori del San Bernardo in Inghilterra fu la Sig.ra GraydonBradley la quale, nella super bombardata Dover, riuscí con molti sacrifici a conservare i suoi cani. Subito dopo la guerra questa signora riprese ad allevare producendo diversi campioni.
Altri benemeriti che salvarono il San Bernardo in Inghilterra durante la guerra furono la Sig.na Cross (con l’affisso di Clearbrook) e soprattutto la Sig.na Watts (Clairvaux). L’ultimo cane della Watts fu Cesario of Clairvaux che può ritenersi uno dei migliori esemplari inglesi.
Tutti i migliori soggetti salvati dalla distruzione bellica furono assorbiti nel 1948 da due importanti allevamenti: il Corna-Garth di Gannt e il Peldartor della Sig.ra Walker. Tali allevamenti hanno il merito di avere protratto nel tempo la vecchia versione inglese.
Oggi, con la continua introduzione di sangue continentale, si è in parte perduto il tipo classico inglese e la taglia di conseguenza si è ridotta.
Come detto e come tutti sanno noi siamo sostenitori del vecchio tipo svizzero-tedesco, ma non possiamo dimenticare cani come Jewthree St. Christopher di Gannt, o lo splendido Cristcon St. Antony e suo fratello Cristcon St. Barco, i cui colori, ossatura, eleganza e taglia, dimostrano quali traguardi la vecchia versione inglese seppe conseguire anche nel secondo dopoguerra.
Purtroppo attualmente cani di così alta qualità non esistono più in Inghilterra e ciò ci è confermato dai raduni di campionato che abbiamo più volte giudicato negli ultimi anni. Vi è però un dato positivo che emerge: non vi sono più differenze così sostanziali fra il tipo continentale e il San Bernardo attualmente allevato in Inghilterra. Ciò significa che l’emarginazione del San Bernardo inglese dovrebbe cessare così come le vecchie polemiche e a noi spetterebbe di accogliere nell’Unione Mondiale, senza nazionalismi e preclusioni, anche i clubs che tutelano la razza in Gran Bretagna.
LA “GOLDEN ERA”
Con la nascita del leggendario Emir von lura, avvenuta in Svizzera il 10 novembre 1922, aveva formalmente inizio il cosiddetto «periodo d’oro» o «Golden Era» del San Bernardo nell’Europa Continentale 920/1940).
Essa fu il risultato di anni di collaborazione fra gli allevatori e gli studiosi della razza, principalmente svizzero-tedeschi, che si prefissero subito di raggiungere l’univocità sia sul piano della selezione che su quello del giudizio. E tutto ciò rende ancora più triste il fatto che oggi, in sede di Unione Mondiale, l’univocità in fase di giudizio critico non solo è carente, ma è andata completamente perdendosi per il campanilismo e per la generale mancanza di concrete basi cinotecniche e storiche di molti giudici e di chi dirige i vari clubs nazionali (a cominciare proprio dalla Svizzera).
I cani oggi prodotti in quei paesi sono lontani anni luce dalla straordinaria tipologia dei grandi campioni del periodo d’oro dai quali si discostano totalmente per taglia, potenza, nobiltà e corretto movimento. Sarebbe forse opportuno che in quegli stessi paesi gli attuali allevatori andassero a rivedersi i libri d’allevamento di 60/70 anni fa dei loro rispettivi clubs. Scoprirebbero che i cani allevati nei loro territori a quei tempi erano ben altro rispetto a quello che oggi certuni hanno ancora il coraggio di chiamare “San Bernardo”.
In parole povere le nuove versioni svizzera e tedesca non hanno più niente in comune con le rispettive vecchie interpretazioni del periodo d’oro essendo queste ultime totalmente estinte nei paesi d’origine. Le vecchie versioni svizzera e tedesca (a cui appartengono in pratica tutti i migliori cani nella storia della razza) sono oggi presenti esclusivamente nei cani del cosiddetto «tipo italiano» che ne rappresenta l’unico esempio di fusione e perpetuazione nel tempo.
Per tornare al periodo d’oro e al suo capostipite, il celebre Camp. «Emir von Jura» (allevato da G. Lenenberger), considerato uno dei più bei San Bernardo di tutti i tempi, va notato che egli fu il prodotto degli sforzi congiunti di alcuni grandi allevatori del tempo, primo fra tutti il Maggiore Fritz Blösch. Emir (nato nel 1922) era figlio di «Cuno von Jura» (nato nel 1920); questi, a sua volta, era figlio di «Fleck-Cardinaux (Fleck-Muri)» (nato nel giugno 1915), un soggetto di forte tipicità derivato dai cani dell’allevamento «von Biel» di Blösch. Il padre di Fleck, infatti, era Jung Athos von Biel (nato nell’aprile del 1909), figlio di Monch von Biel (nato nel gennaio 1906), nipote di Porthos von Biel (nato nell’aprile 1904) e infine pronipote di Jung Bob von Biel (nato nel settembredel 1900).
Come sappiamo il Maggiore Blösch aveva inserito fin dagli inizi nel suo ceppo, attraverso King of Ashfort, il sangue inglese di fine Ottocento del gigante Plinlimmon, nell’intento di potenziare la mole e l’ossatura: egli aveva cosí potuto ottenere cani di eccellente tipicità con ottima taglia e struttura. A distanza di 7 generazioni fra Jung Bob von Biel (1900) ed Emir Jura (1922) questa spinta genetica era rimasta intatta e trovò proprio nel grandissimo Emir la sua sublimazione.
Emir von Jura fu acquistato giovanissimo da quel «talent scout» di San Bernardo che fu Gustave Giavina di Berna, titolare dell’Allevamento «Belmont». Al di là della straordinaria tipicità di Emir (la sua testa rimane tuttora un modello da imitare), Giavina intuí subito che il cane avrebbe fatto grandi cose anche come riproduttore. Infatti nel dicembre del 1927 Emir produsse un altro dei prototipi della «Golden Era» e cioè «Rasko von der Reppisch», (clicca sul nome per la foto) il quale avrebbe ben presto rivaleggiato col padre in tipicità. Straordinaria era in tutti e due l’espressione nobile (caratteristica peculiare di molti cani del periodo d’oro in Svizzera) e l’incisività della testa, con stop a 90°, bozze frontali ben sviluppate, ottimo cranio, canna nasale piatta e rettilinea, ottima quadratura di muso, buon labbro(particolarmente Emir) ed esemplari rapporti craniomuso.
Buona era anche la taglia. Eccellenti in entrambi le ossature. Buono il movimento. Emir von Jura dominò a lungo la scena (fu Sieger svizzero nel 1925126127) ed ebbe modo di produrre, oltre a Rasko (a sua volta Sieger nel ’31 e nel ’32), una lunga schiera di campioni in tutt’Europa come il Campione «Nero von Emmenthal» (nato nel 1926) che fu venduto in Olanda dove ottenne ottimi risultati come riproduttore. Attorno al 1930 Giavina con i suoi Emir Jura, Rasko von der Reppisch, Dora, Gerd e Prinz Belmont poteva essere considerato all’apice della sua carriera di sambernardista. Nel 1932 Emir morí (la sua ultima cucciolata è del dicembre 1931) e nel 1933 Giavina cedette Rasko negli USA, dove avrebbe largamente contribuito a migliorare la qualità dei cani di quel paese. Nel 1935 Giavina ottenne l’ultimo exploit con «Apollo Rongang», il miglior figlio di Radesko, che conquistò il campionato svizzero.
In quello stesso periodo era già attivissimo nel mondo del San Bernardo l’olandese Albert De La Rie, una delle personalità «carismatiche» della razza, che per piú di cinquant’anni avrebbe costituito il principale punto di riferimento per tutti gli allevatori e gli appassionati del «gigante alpino». Allevatore fin dal 1916 nella nativa Olanda con l’affisso «Siegfried’s», si trasferí poi, per motiviprofessionali, in Svizzera dove continuò la sua opera di allevatore, giudice e studioso della razza avendo l’opportunità di vedere e giudicare i migliori cani e conoscere i più grandi allevatori del «periodo d’oro», primo fra tutti Giavina.
Suoi «amori a prima vista» furono sicuramente Emir Jurae poi Rasko von der Reppisch. Di Emir ebbe una figlia, Siegfried’s Alerta, che produsse poi il noto Siegfried’s Dictator (nato nel 1931), considerato il miglior cane di De La Rie. Un’altra cagna di De La Rie, Siegfried’s Elfi (che derivava da una fusione del sangue di Emir Jura con i «von Rigi» di Carl Steiner) fu ceduta all’allevatore Hermanni Lippert di Berlino (titolare dell’affisso «von Hemphorn»). Questa cagna una prima volta fu accoppiata con lo stesso Dictator (con risultati buoni ma non trascendentali), poi, coperta dal campione tedesco Nelson von Falkenstein, generò il bellissimo Lütjer von Hemphorn, uno dei massimi esponenti del vecchio tipo germanico.
Ad un certo punto De La Rie preferí cessare la sua attività di allevatore per continuare ed anzi intensificare la sua opera di studioso e giudice della razza. Egli aveva una visione prettamente internazionalistica dell’allevamento che gli consentiva un’ampiezza di vedute mai riscontrata prima nel mondo del San Bernardo. Sfruttando le sue doti innate di intelligenza e diplomazia, coadiuvato da notevole cultura e preparazione zootecnica, lavorò per anni disinteressatamente al servizio della razza coronando, finalmente, nel 1967, il suo sogno di una Unione Mondiale di tutti i clubs San Bernardo esistenti, della quale fu fondatore assieme ad Antonio Morsiani, suo grande amico ed estimatore. La «summa» della sua vita per il San Bernardo è racchiusa nel libro The Saint Bernard Classic, sicuramente l’opera più importante mai scritta sulla razza, pubblicata nel 1972, poco prima di morire.
Per tornare al «ventennio d’oro» va rilevato che anche altri grandi allevatori svizzeri poterono toccare in quel periodo il vertice del loro programma di selezione con cani come il pelo corto Bellisar von Rigi (Sieger nel ’26 e nel ’27) di Carl Steiner, Nero Deppeler (Sieger 1929/30), Netti Deppeler (Siegerin 1930), Norma Deppeler (Siegerin 1929/31). Quest’ultima cagna (figlia come Nero e Netti di Bellisar von Rigi e di Edith von Jura, sorella di Emir) era di grande tipicità, con muso quadrato, ottimo labbro e impeccabile costruzione: accoppiata con Casar von Rigi produsse la Siegerin del 1932/33 Horsa von Neuhof la quale, dulcis in fundo, generò il celeberrimo Nestor von Rigi (di cm 88), capolavoro di Carl Steiner, Sieger svizzero 1932/33 e campione mondiale a Francoforte nel 1935, considerato uno dei più bei pelo corto di tutti i tempi
La stessa Horsa Neuhof, sempre a Francoforte nel ’35, ottenne il titolo mondiale fra le femmine a pelo corto. Da notare che in quest’esposizione, la prima in assoluto nella quale veniva messo in palio il titolo mondiale, i giudici erano Max Näther (Germania) e l’ottantaduenne Dr. Kohler-Grütter (Svizzera) per i pelo corto e Ludwig Kasten (Germania) e il Dr. W. Straumann (Svizzera) per i pelo lungo. La composizione della giuria dimostra chiaramente come fossero stretti i rapporti fra Svizzera e Germania nel periodo d’oro della razza (a tutto vantaggio, ovviamente, della migliore selezione).
Altri cani memorabili degli anni Trenta in Svizzera furono la pelo lungo Meta von Lotten(di Otto Steiner), Siegerin nel 1932, campionessa mondiale sempre a Francoforte nel 1935, una delle migliori cagne di tutti i tempi per taglia, tipicità e distinzione. E ancora Marco von Rigi, fratello di Nestor, di cui era leggermente più basso e più massiccio e, data l’enorme testa e il larghissimo petto, appariva più imponente anche se non cosí nobile come il suo compagno di scuderia. Marco fu venduto in Spagna per una cifra sufficiente a comprare un appartamento di otto stanze nel centro di Madrid
Nestor von Rigi e Meta von Lotten (appartenenti alla «vecchia versione svizzera», oggi estinta nel paese d’origine) sono rimasti dei modelli insuperati e i moderni allevatori dovrebbero farne oggetto di studio, purché l’inevitabile confronto con molti cani attuali non cagioni in loro frustrazioni e complessi.
Sempre in quel periodo anche l’allevamento «Gutsch» di Mannuss poteva vantare alcuni fuoriclasse come il Sieger del ’33 Uli von Berg und Thal (un pelo lungo con testa molto tipica e nobile), suo figlio Bernd Gütsch e ottimi cani quali Sando Gütsch e il Sieger del ’37 Ivo Gütsch. Mannuss esportò in Germania parecchi soggetti il cui apporto genetico fu di grande importanza in quel paese.
Nel 1930 in Svizzera toccava l’apice della sua attività anche il canile «von der Lueg» di Ernst Grossenbacher che, verso la fine di quel decennio, avrebbe prodotto il ben noto Camp. Elmar v. d. Lueg.
Quest’ultimo generò, fra gli altri, Gerd v.d. Lueg che, venduto negli USA nel primissimo dopoguerra, avrebbe collezionato un’incredibile serie di vittorie in esposizione rivelandosi anche un ottimo razzatore.
Nel 1940 Antonio Morsiani iniziava la sua attività vità di sambernardista che, dopo una ventina d’anni, lo avrebbe portato a riproporre i modelli del periodo d’oro con la produzione di cani in linea con quelli classici per tipicità, taglia, struttura e nobiltà. Questi cani rappresentano l’unico esempio, nella storia della razza del dopoguerra, di «prolungamento nel tempo» dei fuoriclasse del periodo d’oro di cui sono ormai gli unici diretti discendenti per tipo e per sangue.
Il primo cane di Antonio Morsiani fu infatti Emir v. d. Lueg (vedi foto a piè di pagina) (fratello di Elmar), che, sia da parte di padre che da parte di madre aveva la linea di Apollo Rongang (nonno), Rasko von der Reppisch (bisnonno) ed Emir Jura (trisnonno). Come s’è detto il «periodo d’oro» del San Bernardo non fu soltanto un fenomeno svizzero, bensí coinvolse quasi tutte le nazioni dove già da anni la razza si era diffusa, prima fra tutte la Germania.
Le prime avvisaglie della «Golden Era» in quel paese si ebbero già nel 1922 con la nascita di Bernd von Mitterfelsche, oltre ad essere un cane di ottima tipicità, fu anche e soprattutto eccellente razzatore. Nelle sapienti mani di Hans Glockner, accoppiato con Comtess von Grossglockner, produsse il campione a pelo lungo Kavalier von Gross glockner (nato nel 1924), una delle pietre miliari dell’allevamento germanico d’anteguerra. Kavalier aveva una testa di estrema tipicità, con un muso di quadratura ideale che, nella sua faccia anteriore, formava il tanto ricercato trapezio; eccezionali in questo soggetto erano anche il tartufo, largo e angoloso, la canna nasale piatta e rettilinea e la perfetta convergenza degli assi con stop (angolo seni-nasale) a 90°.
Sempre Bernd von Mitterfels, stavolta accoppiato con Franzi von Taubertal (di questo ben noto affisso era titolare Hans Meyer di Norimber ga), generò la bellissima Leda von Taubertal (nata nel 1925), una delle migliori femmine a pelo lungo dell’epoca.
Importantissimo fu poi l’accoppiamento avvenuto nel 1927 fra Kavalier von Grossglockner e la stessa Leda von Taubertal ( che rappresentava un ritorno su Berod, padre di entrambi): da questa unione nacque il Camp. Xenos von Taubertal (di cm 86), un altro dei grandi maschi a pelo lungo della vecchia versione tedesca.
Un ennesimo prototipo di Glockner fu il pelo corto Camp. Wito von Grossglockner (figlio di Kavalier). Di Wito rimasero proverbiali l’ideale quadratura del muso, la perfetta voluta labiale e l’espressione nobile.
Un altro grande soggetto fu il già citato Camp. Nelson von Falkenstein di cm SS (nato nel 1933). Nelson fu senza dubbio un punto d’arrivo della selezione operata in Germania negli anni Trenta. Era figlio di Mylord von Falkenstein (a sua volta figlio del grande Xenos von Taubertal) e di ToJa-Gutsch (figlia dello splendido Sieger svizzero Uli von Berg und Tale della Siegerin Netti Deppeler). Come si può vedere, quindi, Nelson aveva da parte di padre la linea di Kavalier von Grossglockner e da parte di madre (attraverso Netti Deppeler) la linea di Emir Jura.
Questi connubi Fra le linee elette del vecchio ceppo svizzero e del vecchio ceppo tedesco hanno sempre prodotto eccezionali risultati: basti pensare al Camp. Mond. Zito del Soccorso che, nato quasi cinquant’anni dopo Nelson von Falkenstein e frutto di analoga combinazione, ne sarà l’esatta riproduzione. Nelson von Falkenstein fu venduto da Zilliger all’allevatore e giudice Kasten di Amburgo che gli fece fare una grandissima carriera sia in esposizione che in allevamento.
Anche in Belgio fra il 1920 e il 1935 la più famosa allevatrice di quel paese, la duchessa Donarière de Croy, ebbe modo di produrre alcuni cani eccezionali che, ancorché quasi totalmente bianchi, sono rimasti nella storia per la grande tipicità e la mole inusitata. Si tratta del Camp. Pancrace de la Solitude di cm 90 (che possedeva una testa da manuale e che Giavina volle accoppiare con la sua Dora Belmont) e del Camp. Bonifacius de la Solitude (di cm 91) un modello per tipo, costruzione e movimento.
Nel 1936 s’iscrisse al club tedesco quello che sarebbe ben presto diventato una pietra miliare 40 dell’allevamento in Europa e cioè Alois Schmid, titolare del celebre allevamento «von Bismarckturm». Di Schmid riportiamo a parte un breve ricordo. I suoi cani per decenni hanno rappresentato la perfetta visualizzazione del classico, vecchio tipo tedesco del periodo d’oro della razza. Le loro caratteristiche basilari erano: teste di altissima tipicità, eccezionali strutture ossee e massima taglia.
Verso il Quaranta egli entrò in possesso della cagna Dora von Tannenberg, allevata dal noto giudice Hans Kunzmann e portatrice di sangue svizzero «von Lotten». Suo padre, Bob von Zwing-Uri, infatti, era figlio di Mars von Lotten a sua volta figlio della bellissima Meta von Lotten (nipote, come sappiamo, di Emir Jura).
Dora, in un primo tempo fu accoppiata con Zeno von Grossglockner, un altro nipote di Emir Jura, con risultati non eclatanti. Successivamente, nel 1941, in piena guerra, Schmid riuscí a far accoppiare la cagna col Reichsieger a pelo lungo Dieter von Norden (allevato da Georg Kasten e di proprietà di Ludwig Deinzer di Monaco), un fuoriclasse nato nel 1936 da Ekkehard von Marienthal (nipote di Kavalier von Grossglockner e di Xenos von Taubertal) e da Otti von Falkenstein, una sorella di Nelson von Falkenstein.
Sia per comprensibili motivi genetici che per le sue pregevoli caratteristiche morfologiche, Schmid considerava Dieter un modello da imitare e su di lui praticamente fondò i suoi sforzi d’allevatore
Ed ebbe ragione perché dall’unione fra Dora e Dieter nacquero Banjo, Boto, Berna e Betty von Bismarckturm, tutti eccezionali per tipicità e dimensioni.
Nel 1949 Schmid fece coprire Gisa, figlia di Berna, dal Camp. Elmo von Stanfenbrunnen, figlio di Boto, ed ottenne cani memorabili come l’enorme Pascha von Bismarckturm e la tipicissima Paula (entrambi Bundessieger e Paula anche campionessa d’Europa).
Olaf von Bismarckturm con Fortuna von Werdenfelds (una figlia di Fürst von Melina, la cui «nobiltà» risaliva a Emir Jura) produsse l’eccezionale fattrice Anita von Rauberhof, madre della più bella cucciolata del dopoguerra in Germania.
Un’altra importante combinazione fu quella fra Dieter von Bismarckturm e Gudrun v. d. Ortsburgche generò nel ’47 alcuni prototipi, fra cui Jagovon Bismarckturm. Caratteristica di Dieter come stallone fu di trasmettere la grande taglia e il bianco brillante e luminoso che aveva sempre piuttosto scarseggiato nella «vecchia versione germanica» Anita von Rauberhof (figlia di Olaf) fu coperta nel 1957 da Cuno v. d. Reinhard, figlio del Camp. Elmo von Staufenbrunnen e di Hera von Bismarckturm (a sua volta figlia di Dieter von Bismarckturm). Ne vennero fuori tre supercampioni che rappresentano la sintesi e l’apice della stirpe di Bismarckturm: Sando, Sonia e Susie che a loro volta contribuirono a produrre altri campioni.
Sando, il più classico rappresentante della «vecchia versione tedesca» e capolavoro di Alois Schmid, fu un autentico fuoriclasse per morfologia, mole (toccava i 90 cm e pesava attorno al quintale) e ossatura.
Il suo tipo di testa, che moltissimi allevatori si sono sforzati di ottenere senza riuscirci, era la perfetta interpretazione della classica versione germanica in cui massimi «supporters» nel corso del tempo furono Näther, Glockner, Hans Meyer, Zilliger, Ludwig e Georg Kasten e, naturalmente, Alois Schmid.
Sonia acquistata dal grande giudice e studioso della razza Georg Kasten per il suo rinomato allevamento «von Norden», non solo divenne una vincitrice, ma produsse assai bene. La splendida campionessa Norma von Norden, una delle migliori cagne a pelo lungo del dopoguerra, era sua nipote. Ancor oggi, quando si voglia alludere al «tipo Bismarckturm», si pensa automaticamente alla irripetibile cucciolata di Sando, Sonia e Susie la cui forza genetica purtroppo oggi s’è spenta in Germania, ma sopravvive in Italia, entratavi all’inizio degli anni Sessanta attraverso Arco von Helenenhof, figlio di Sando von Bismarckturm. Il Camp. Mondiale Jago del Soccorso (di cm 91 e kg 108) era nipote di Arco.
Un altro ottimo accoppiamento effettuato da Schmid fu quello fra BanJo von Feldschlössel (figlio di Isor von Muldenstrand, portatore del sangue del già citato Lütjer von Hemphorn) e ancora Anita von Rauberhof. Questa combinazione diede una prima volta Ursi von Bismarckturm (madre della grande campionessa a pelo corto Zenta von Bismarckturm e del Camp. Zeno von Bismarckturm) e una seconda volta il razzatore Valdo von Bismarckturm che avrebbe prodotto cani eccezionali proprio in Italia, quali la Camp. A1ma del Soccorso e suo fratello Andor (di 90 cm). Altri campioni noti di Schmid furono Anita von Bismarckturm, figlia di Zenta, poi Brando von Bismarckturm(di cm 90) e sua sorella Berna, entrambi frutto di un accoppiamento fortemente voluto da Alois Schmid e da Antonio Morsiani fra il grande Campione Anton von Höfli e la stessa Camp. Zenta von Bismarckturm.
Ci siamo soffermati sulla figura di Alois Schmid non solo per gli straordinari cani da lui prodotti ma anche perché i suoi metodi selettivi hanno costituito (e costituiscono tuttora) un esempio per tutti. I grandi cani prodotti in Italia da Antonio Morsiani a partire dall’inizio degli anni Ses
santa riallacciano le loro linee di sangue, oltre ai prototipi svizzeri d’anteguerra, anche al pregiato ceppo dei Bismarckturm.
Va inoltre ricordato che il livello del San Bernardo europeo sarebbe oggi infimo, anzi non ci sarebbe neppure un livello, perché la razza si sarebbe disgregata com’è accaduto al Perro da Presa, al Broholmer e in parte al Mastiff inglese, se uomini come Schmid, durante la catastrofe della guerra, non avessero sottratto alla distruzione, a prezzo di inumani sacrifici, i più preziosi riproduttori.
Se il grande Sieger Sando von Bismarckturm (nato nel 1957) può essere definito l’ultimo (e forse il più importante) dei rappresentanti la «vecchia versione tedesca» (oggi estinta in Germania), lo stesso si può affermare anche per il grande Camp. Anton von Höfli (nato in Svizzera nel 1960), discendente diretto dei prototipi elvetici d’anteguerra dei quali riproduceva in sommo
grado massima tipicità, nobiltà, classe, mole e attitudine al movimento. Unanimemente considerato uno dei più bei San Bernardo a pelo lungo di tutti i tempi, fu «scoperto» e valorizzato ancora giovanissimo da Antonio Morsiani che, dopo averlo acquistato, lo fece conoscere in tutto il mondo per la sua imbattibilità in esposizione e la grande importanza in allevamento. Anton, che misurava 86 cm al garrese e pesava attorno ai 100kg, era figlio del Sieger a pelo corto Bruno von Leberberg (l’affisso «von Leberberg» di Fritz Hürzeler sarà uno dei migliori in Svizzera nel dopoguerra) e di Cita von Rigihang. Bruno von Leberberg era un figlio (come l’altro Sieger a pelo corto di quegli anni Castor von Leberberg) del razzatore svizzero degli anni cinquanta Tyras von Hänialthaus, figlio a sua volta di Irma von der Lueg (discendente in linea retta di Emir Jura). Tyras, che era un cane di notevole statura (cm 90) ed ossatura, fu uno stallone assai importante nel secondo dopoguerra perché consentí al sangue dei prototipi svizzeri della «Golden Era» di sopravvivere miracolosamente intatto fino ad Anton von Höfli.
Dopo Anton, infatti, in Svizzera è iniziato per il San Bernardo un progressivo ritorno verso i cani del periodo antecedente la «Golden Era», questo ci spiega perché gli attuali cani svizzeri siano meno tipicizzati e più leggeri dei grandi prototipi del passato prodotti in quello stesso paese.
Antonio Morsiani, avendo avuto la possibilità di recuperare e riutilizzare, dopo anni di studio e di ricerca, le linee di sangue privilegiate del «vecchio tipo svizzero» (soprattutto tramite Anton von Höfli) e del «vecchio tipo tedesco» (tramite Sando von Bismarckturm), a partire dagli anni Sessanta riuscì a riprodurre in Italia la tipologia del periodo d’oro tedesco e soprattutto svizzero.